Wunderteam...l'Austria delle meraviglie

Dal 1931 fino all'annessione nel Reich Nazista, la nazionale austriaca guidata da Hugo Meisl e soprannominata "Wunderteam", squadra meravigliosa, seppe dettare legge nel calcio europeo Erano trascorsi tre anni, tre anni di incontrastato dominio sul continente (con la parziale eccezione per l'isolata Inghilterra), che si infransero ai Mondiali 1934 proprio sull'Italia di Pozzo, in semifinale, 1-0 per gli azzurri a Milano grazie a un discusso gol di Guaita. E comunque, anche in quella circostanza, non senza aver prima confermato i valori assoluti della squadra (successi su Francia e Ungheria). Una fioritura di campioni eccezionale, vanto di una scuola calcistica presto affermatasi come una delle più raffinate. Il calcio d'altronde aveva trovato terreno fertile nell'Impero austro-ungarico, all'epoca il fornitore delle migliori morfologie razziali del continente. Dopo la prima guerra mondiale, Austria, Ungheria e Cecoslovacchia produssero il football migliore d'Europa (ovviamente, Inghilterra esclusa), come attestano i successi di club nella Mitropa Cup, la Coppa dei Campioni dell'epoca: prima dell'interruzione bellica, quattro successi per Austria e Ungheria, tre per la Cecoslovacchia e solo due per l'Italia, che pure in quegli anni a livello di Nazionale faceva man bassa di titoli. La presenza di talenti di notevole spessore è particolarmente propizia in quegli anni di sviluppi tattici, portando a sublimazione stilistica il Metodo, di cui proprio la Nazionale austriaca diventa interprete inarrivabile, sotto la guida di Hugo Meisl, ex calciatore, arbitro e dirigente di alto livello. L'elaborazione tattica del grande tecnico, messa a confronto con quella del suo amico Vittorio Pozzo, conferma come uno stesso modulo possa essere piegato ad esigenze strategiche molto diverse, ugualmente sortendo grandi risultati. Meisl era un convinto fautore del gioco offensivo, per lui il Metodo rappresentava il modulo ideale per l'esercizio della superiorità territoriale cui ambiva. Proverbiale il suo culto per il gioco, che lo fece inorridire di fronte alle marcature rigide e al gioco a lunghi traversoni del Sistema inglese. «Per giocatori tecnici ed intelligenti non c'è un sistema fisso» scriveva nel 1935. «A cominciare dal portiere, tutti devono collaborare ad un lavoro costruttivo preciso ed efficace. Sicuro, anche il portiere. Egli, come i terzini, i mediani e gli attaccanti, non deve lanciare la palla senza direzione. Costruire! Anche il portiere può essere ispiratore di un attacco passando il pallone con precisione ai compagni delle linee avanzate. Dello stesso spirito costruttivo, ma in misura maggiore, devono essere animati anche i terzini e i mediani. Tutti gli undici uomini di una squadra devono stare sempre in movimento, per non permettere all'avversario di indovinare le loro intenzioni. Il mediano sinistro, con un improvviso ma tempestivo traversone all'ala destra, può determinare un capovolgimento vantaggioso dell'andamento di una partita. Sempre in azione e continuamente diretti verso la porta avversaria! Anche un mediano, se l'occasione si presenta, può dal centro del campo avanzare di sorpresa fin sotto la rete dell'altra squadra e segnare il suo goal. Naturalmente, un compagno deve immediatamente prendere il posto del mediano che si è spostato all'attacco. Secondo il momento e secondo la situazione si deve passare la palla raso terra o alta, con tocco lieve o forte, con passaggio lungo o corto. Non bisogna mai passare sui piedi del compagno, ma avanti a lui, nello spazio libero, per non arrestarlo nella sua avanzata. Questo è dunque il mio sistema: nessun sistema. Intelligenza, velocità e sorpresa sono gli elementi del successo. Per noi continentali il Metodo di gioco di gran lunga più conveniente e più efficace è quello consistente nel creare sicure occasioni di segnare attraverso combinazioni precise, intelligenti, abilmente intessute, scientemente elaborate, distinte dalle "sciabolate" tirate a casaccio». Davanti al portiere Hiden, due terzini "larghi", Blum e il poderoso Schramseis, pronti a porsi in verticale per schiacciare l'avversario nella sua metà campo sotto la spada di Damocle del fuorigioco; due mediani forti anche nel rilancio, Braun e Nausch (che poi verrà avanzato a mezzala nel modulo "a mediano volante"), adibiti al controllo delle ali avversarie; il centromediano Hoffmann, con la sua netta propensione a dirigere il gioco, facilitato dal lavoro dei terzini che spingono il centravanti avversario a smistare il gioco più che a cercare di concludere; infine, un attacco a cinque, con, da destra a sinistra, Zischek, Gschweidl, il leggendario centravanti "Cartavelina" Sindelar (eccelso nei fondamentali, perfetto sia nel dribbling che nel tiro), Schall e Vogel. Una macchina da gol, con i cinque attaccanti tutti rigorosamente avanzati, la "W" offensiva del modulo appena accennata e il rischio di squilibrio tattico compensato dall'impegno di tutti gli avanti all'"attacco degli spazi", come cinquant'anni dopo predicherà un certo Arrigo Sacchi. Nella sostanza, cinque punte sempre in movimento, alacri nel cercare di recuperare palloni in proprio, pressando sulle linee arretrate avversarie. Lo spettacolo andò in scena con i risultati detti, che tuttavia, a livello di trofei importanti, portarono "solo" la prestigiosa Coppa Internazionale, alla sua prima edizione. Sfuggirono invece il titolo mondiale e quello olimpico, per... colpa dell'Italia, vincitrice degli scontri diretti rispettivamente in semifinale e in finale (1934 e 1936). Meisl morì nel 1937 a 56 anni per un attacco di cuore mentre era al lavoro in Federazione, appena in tempo per risparmiarsi il dolore di vedere il suo Paese risucchiato dai cugini tedeschi nell'Anschluss, l'Annessione a opera del Terzo Reich che avrebbe cancellato il calcio austriaco dalla scena. Il favoloso Sindelar morì suicida due anni dopo, consegnando all'immortalità la sua straordinaria vicenda di fuoriclasse. Gli storici del calcio considerano il 16 maggio 1931 come la data di nascita del "Wunderteam", la squadra delle meraviglie. In quella domenica i bianchi di Hugo Meisl sbalordirono pubblico e avversari piegando sul campo della Hohe Warte la rappresentativa scozzese per 5-0.1 critici più entusiasti gridarono al miracolo, i più scettici consigliarono di attendere nuove prove, prima di promuovere senz'altro l'esperimento tentato dal ct austriaco. Le nuove prove arrivarono e fissarono identici esclamativi al termine dei novanta minuti: 6-0 e 5-0 alla Germania, 2-0 alla Svizzera, 2-2 con l'Ungheria, 8-1 ancora alla Svizzera, 2-1 all'Italia di Pozzo, 8-2 sull'Ungheria, 1-1 con la Cecoslovacchia, altra regina del calcio danubiano, poi 4-3 alla Svezia, 3-2 sugli eterni rivali danubiani dell'Ungheria, 3-1 alla Svizzera, l'unica sconfitta, 3-4,  con  l'Inghilterra a Stamford Bridge, 6-1 al Belgio e infine, il 12 febbraio 1934, 4-0 alla Francia.

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