Pochi lo sanno, ma Vittorio Pozzo, nacque a Torino il 2 Marzo del 1886 in una modesta famiglia di origini biellesi. Ebbe una discreta carriera come calciatore. Militò infatti nelle file del Football Club Torinese, che sarebbe poi diventato il Torino, e poi in Svizzera nel Grassophers, e ancora in Francia e Inghilterra, dove l’aveva condotto lo studio delle lingue. Assunto dalla Pirelli, era entrato tra i soci fondatori del Torino e poi della Figc. Il 29 giugno del 1912 venne nominato commissario tecnico della Nazionale di calcio per le Olimpiadi di Stoccolma, e quando il 3 luglio terminò la competizione, tornò al suo lavoro di tutti i giorni, lasciando il suo incarico di allenatore dopo solo 3 partite. Dopo aver partecipato alla guerra, venne chiamato per la seconda volta a guidare gli Azzurri in occasione delle Olimpiadi di Stoccolma del 1924. Questa volta rimase in carica per 2 mesi, dal 9 marzo al 4 giugno, per poi dimettersi dopo aver guidato la squadra per 5 incontri.. Poco tempo dopo perse la moglie, gravemente malata. Si trasferì a Milano e cominciò ad affiancare al lavoro nell’Ufficio Propaganda della Pirelli quello di inviato de “La Stampa ”. Leandro Arpinati, presidente della Figc, lo convinse con non poca fatica ad assumere la guida della Nazionale per la terza volta. Questa volta, però, Pozzo rimase in carica per 19 anni, dal 1° Dicembre 1929 a 5 Agosto 1948 e diresse la squadra per ben 87 incontri. Fu un periodo d'oro per gli Azzurri, caratterizzato dalla conquista dei titoli mondiali nel 1934 e nel 1938 inframmezzati da un titolo olimpico (Berlino, 1936) e da due Coppe Internazionali. Dopo la Seconda Guerra Mondiale perse il magico feeling con il successo. Venne rimosso nel 1948, e poi gli toccò una rimozione peggiore, quella dalle glorie nazionali. Continuò il suo lavoro di giornalista per "La Stampa ", ma chiuso in una specie di recinto dall’ottusità di un mondo che non gli perdonava il successo passato, accusandolo di connivenze col Regime fascista. Una infelice presenza nel quiz televisivo "La Fiera dei Sogni" con Mike Bongiorno lo portò a isolarsi ancora di più. Morì il 21 dicembre 1968 in un oblio che non fa onore al calcio italiano, perpetuato nel rifiuto a intitolargli nel 1990, anno Mondiale, il nuovo stadio di Torino. Vittorio Pozzo se n'è andato nel silenzio generale e non ha avuto i riconoscimenti che un tecnico vincente come lui avrebbe meritato, alla luce del fatto che è pressoché impossibile che un Commissario Tecnico possa in futuro fare meglio di lui. E pensare che nel 1929, quando dopo molti tentennamenti lasciò la Pirelli , di cui era dirigente, per diventare Commissario Unico della Nazionale pose una sola condizione: di farlo gratis, senza percepire una lira
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