Stava nascendo una squadra da combattimento destinata a dominare l'Italia e in maniera minore l'Europa per i successivi dieci anni. Al terzo tentativo finalmente la Juventus fa centro e si aggiudica la Coppa Uefa , il suo primo trofeo internazionale. Dopo le sconfitte patite in finale dal Ferencvaros, a Torino nel 1965, e nel doppio confronto con il Leeds nel 1971, ai tempi della Coppa delle Fiere, i bianconeri con il giovane e rampante Giovanni Trapattoni in panchina centrano finalmente un successo europeo..Il sorteggio dei primi due turni non è assolutamente benevolo nei confronti della Juventus: il primo passo è ostacolato dal City, il secondo dallo United, le due temibili squadre di Manchester. In entrambe le occasioni la Juventus cade per 1-0 in trasferta, nella gara di andata, ma ribalta il risultato al Comunale. Esaltante la prestazione contro lo United; il 3 novembre 1976 al Comunale di Torino uno straordinaria doppietta di Boninsegna e la stoccata finale di Benetti stendono gli ex campioni d'Europa. Lo Shakhtar Donetsk si rivela avversario meno temibile del dovuto e un perentorio 3-0 casalingo spegne le velleità dei "minatori" russi. Ininfluente la sconfitta per 1-0 patita nella grigia Donetsk nella gara di ritorno. Per i quarti di finale ancora trasferta oltre cortina, questa volta a Magdeburgo, Germania Est. Nella gara di andata rete a freddo di Cuccureddu al 2' pareggiata da Sparwasser, l'eroe di Monaco 74. Nella ripresa ancora i tedeschi dell'est all'attacco ma in 5 minuti Benetti e Boninsegna mettono l'ipoteca per il passaggio del turno. A Torino ancora bianconeri vittoriosi, gol partita sempre di Cuccureddu, re di Coppe. Semifinale infuocata: avanti con i greci dell'AEK Atene che nel loro cammino hanno lasciato a casa Dinamo Mosca, Derby County, Stella Rossa e Queens' Park Rangers. La Juventus passa in vantaggio con il solito Cuccureddu ma prima del riposo i greci pervengono al pareggio. La ripresa non ha storia, i bianconeri innestano la marcia e con tre reti (4-1 finale) rendono vana la gara di ritorno. Torino, La Juventus è in finale, attraverso il cammino UEFA i bianconeri sono diventati sempre più autoritari, l'impianto di gioco è ormai collaudatissimo, la difesa imperniata sull'asse Zoff-Gentile, Scirea è insuperabile, Furino e Benetti sono i due guerrieri di centrocampo affiancati dal jolly Marco Tardelli in crescita esponenziale. Il genio di Causio, la potenza di Boninsegna e la classe di Bettega completano poi il motore bianconero che gira a mille in Europa e in campionato. Per la Juventus la finale contro i baschi dell'Athletic Bilbao è tutt'altro che semplice: intanto i bianconeri devono finalmente sfatare il sortilegio che li vede sempre sconfitti nelle finali europee, poi se la devono vedere contro una formazione simbolo di un'intera regione sospinta dallo smisurato orgoglio basco e dal caldissimo pubblico del San Mames. Come sempre l'Athletic gioca senza stranieri e neppure spagnoli; c'è spazio solo per i baschi. A Torino la Juventus non va oltre il bel gol di testa di Tardelli al 14' del primo tempo su cross da sinistra di Scirea. Gli uomini di Trapattoni cercano di accumulare un vantaggio migliore, ma l'Athletic si arrocca in difesa e gli avanti bianconeri risultano troppo imprecisi. Il ritorno nella cattedrale del San Mames è tesissimo: lo stadio è un'autentica bolgia e anche la situazione politica della Spagna, in un momento di transizione, non contribuisce a rendere più tranquillo il match. L'Athletic parte sparato ma un perfetto contropiede juventino porta Bettega a concludere in tuffo di testa per l'1-0 che gela Bilbao. Rispondono subito i baschi e Irureta di testa fa pari all' 11'. Gli assalti dell'Atheltic continuano per tutto il primo tempo e nella ripresa Trapattoni si cautela di fronte alla mareggiata basca con il terzino Spinosi al posto del centravanti Boninsegna. A 12' dalla fine Carlos fa 2-1 per i baschi, quando Boniperti ha già lasciato lo stadio e segue la partita in un bar attorniato da tifosi baschi. Ricorda Trapattoni le difficoltà dopo la rete di Carlos. «Dopo aver scaraventato via il pallone dalla rete, Zoff mi ha chiesto l'ora. Gli ho indicato con le mani che mancavano ancora dodici minuti. Ha fatto un gesto di disperazione, non pensava di resistere sino alla fine. Poi man mano gli facevo segno che i minuti passavano e il più grande portiere di tutti i tempi ha ritrovato il sorriso». L'arbitro austriaco Linemayr, forse per accontentare i tifosi del Bilbao che avevano chiesto invano almeno due rigori, sembrava che prolungasse il recupero all'infinito. Ma poi arriva il fischio finale a sancire la straordinaria impresa bianconera
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