Dino Zoff e la Nazionale

Dino Zoff e l'Italia: insieme hanno percorso tre decenni di storia del calcio italiano. Quattro Mondiali (e vittoria in Spagna a 40 anni suonati) e una serie di record difficilmente battibiliDino Zoff, portiere del Napoli, debutta in nazionale proprio a Napoli il 20 aprile 1968. Non in un'amichevole qualsiasi, ma in una gara importantissima: valida per la qualificazione alla fase finale dei campionati europei, che si disputano in Italia. Ferruccio Valcareggi, dopo la sconfitta di due settimane prima a Sofia dove il titolare Albertosi ha incassato tre gol, nella decisiva sfida di ritorno contro la Bulgaria lancia quel portiere di 26 anni, che non soltanto resta imbattuto, ma stupisce per la sua calma  capitan Facchetti e gli altri veterani Mazzola e Rivera. Valcareggi non ha più dubbi e anche nella successiva gara contro l'Urss conferma Zoff. Il portiere ricambia la fiducia restando ancora imbattuto, ma siccome finisce 0-0, solo un fortunato sorteggio con monetina, antenata di supplementari, golden gol e rigori, promuove gli azzurri verso la finale contro la Jugoslavia. Alla sua terza presenza, Zoff incassa il suo primo gol dalla piccola ala sinistra Dzajic. Poi rimedia Domenghini e finisce ancora pari. Ma stavolta, trattandosi della finale, si ripete la gara, sempre a Roma due giorni dopo, quando segnano Riva e Anastasi. Zoff non subisce gol e così, a venti giorni dal suo esordio e dopo appena quattro partite in azzurro, il 10 giugno 1968 solleva già la sua prima coppa di campione d'Europa, l'unica tra l'altro vinta dall'Italia. La sua prima trasferta con la maglia della nazionale è contro il Galles il 23 ottobre 1968. Il battesimo lontano dall'Italia del numero uno Zoff si chiude con un successo per 1-0, firmato dal numero undici Gigi Riva. E' il primo passo verso i Mondiali del '70, dove Zoff incredibilmente perde il posto, senza motivo apparente, a favore di Albertosi. "E' stata una grande sconfitta personale", ha brontolato più volte Zoff, che però non ha mai sollevato la minima polemica. Primo in Europa, secondo (senza giocare) nel mondo, Zoff ritrova il posto da titolare dopo dieci partite, guarda caso proprio nella tana del rivale Albertosi, a Cagliari nell'amichevole persa 2- 1 contro la Spagna, il 20 febbraio 1971. Manca Riva e piovono fischi con arance, ma da quel giorno Zoff torna a essere l'indiscusso numero uno, salvo sporadici contentini per Albertosi, Paolo Conti e Bordon, volando così dalla presenza numero 12, con rare soste, fino a quella numero 112. Passato nel frattempo alla Juventus, Zoff vive in azzurro il suo periodo migliore a livello personale. Imbattuto per 903 minuti in campionato, stabilisce un record mai più avvicinato in nazionale, con ben 1.143 minuti senza gol in 12 partite, tra le quali spiccano le prestigiose vittorie in amichevole contro il Brasile e l'Inghilterra. Sembra il modo migliore per preparare il suo primo Mondiale da protagonista, nel '74 in Germania. Con lui c'è sempre Riva, che gli assomiglia nel carattere chiuso e schivo, ma nonostante la loro presenza quell'Italia è spaccata nello spogliatoio e così nella facile gara d'esordio contro Haiti, Zoff perde la sua imbattibilità, superato da Sanon, che porta addirittura in vantaggio gli avversari. Poi gli azzurri segnano tre volte, ma il gol che interrompe il record di Zoff, in quella che doveva essere la sua gara numero 13 senza reti al passivo, è il classico campanello d'allarme. Dino Zoff e Ferruccio Valcareggi: tra i due un grandissimo rispettoL'Italia esce male dal Mondiale e Valcareggi se ne va. Arrivano prima Bernardini e poi Bearzot, ma l'onda del rinnovamento non sfiora Zoff. Anzi proprio lui, nella seconda partita della nuova gestione, il 20 novembre 1974 a Rotterdam, al centro del campo dà la mano come nuovo capitano dell'Italia, al capitano dell'Olanda, Cruijff. E' la prova generale in vista dei Mondiali del '78 in Argentina, dove Zoff arriva con i gradi lasciatigli in eredità da Facchetti, che chiude la sua carriera azzurra a Wembley fermandosi a quota 94 presenze. Dalla gara successiva del 3 dicembre 1977 a Roma, contro il Lussemburgo, Zoff che ha già 61 gare azzurre alle spalle diventa capitano e lo resterà fino al termine della carriera. Ma con la promozione arrivano anche le prime, violentissime, critiche. L'Italia perde 2-1 le ultime due partite contro Olanda e Brasile, e Zoff viene accusato di essere vecchio, perchè non avrebbe visto partire i tiri da lontano di Haan e Dirceu. Lui si arrabbia, ma incassa, cercando invano la rivincita in un altro europeo giocato in Italia nel 1980. Prima di Zenga nel '90, e di Pagliuca negli Usa e in Francia, anche Zoff si arrende alla maledizione dei rigori nella finale del terzo posto contro la Cecoslovacchia, uscendo imbattuto dalla competizione. Trentotto anni sono tanti, ma Enzo Bearzot e il suo nuovo "vice" Cesare Maldini, che proprio dopo gli europei dell'80 prende il posto di Memo Trevisan, hanno piena fiducia in lui. Bordon e Galli possono attendere, e così Zoff si presenta in Spagna al suo quarto Mondiale, terzo da titolare. Determinante nella sfida infuocata di qualificazione a Belgrado contro la Jugoslavia nell'81, il portierone vede debuttare Bergomi in azzurro a Lipsia il 14 aprile, poi taglia orgogliosamente il traguardo delle cento partite a Vigo, nella gara d'esordio ai Mondiali contro la Polonia, naturalmente senza gol al passivo. Ma la parata simbolo della sua carriera resta quella dello storico 5 luglio 1982 al Sarrià di Barcellona, contro il Brasile. Perchè è vero che Rossi firma tre gol, ma senza quell'intervento di Zoff, che a pochi istanti dalla fine blocca sulla linea un colpo di testa di Oscar, la partita sarebbe finita 3-3, e anche in quel caso l'Italia sarebbe uscita imbattuta dai Mondiali. Invece l'Italia va avanti, e siccome gli azzurri inventano il primo silenzio stampa della storia, l'unico incaricato di parlare tutti i giorni, a parte il c.t., è il capitano, cioè Zoff. Proprio lui, il più taciturno, costretto a far violenza al proprio carattere, prima di battere anche la Polonia in semifinale, e la Germania in finale. Zoff, quarantenne giovanotto senza un capello bianco, alza la coppa felice, portiere e capitano campione del mondo, come il mitico Combi nel 1934. Gigante sui 110 metri d'erba del "Bernabeu", viene rimpicciolito a livello grafico, ma ingrandito a livello di prestigio, nei cinque centimetri del francobollo disegnato da Guttuso, passando attraverso una copertina del settimanale americano Newsweek, e la più famosa partita a carte della storia del calcio, con il presidente della Repubblica Pertini, Bearzot e Causio, su un aereo dell'Aeronautica Militare nel volo di ritorno da Madrid a Ciampino. E così neppure l'anonima appendice finale, con le ultime sei partite azzurre senza vittorie, rappresenta uno strato di polvere su tanta gloria. Perchè il 29 maggio 1983, quando l'Italia perde 2-0 a Goteborg contro la Svezia, Zoff è ancora il migliore in campo. Ma a quota 112, big Dino dice basta.

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