L'ultima partita del Wunderteam

Il 3 aprile 1938 tutta Vienna è imbandierata a festa, ma i vessilli che la adornano non sono quelli bianchi e rossi dell’Austria. Tre settimane prima la Germania si annetteva il piccolo paese e con l’Anschluss giungono anche le cupe bandiere con la croce uncinata. Si gioca al Prater un’ultima amichevole prima dello scioglimento della squadra nazionale. Lo stadio è strapieno e il Wunderteam non delude i suoi tifosi: con un gioco scintillante e fantasioso sconfigge 2-1 la Germania; Sindelar e Sesta, i goleador, fanno letteralmente impazzire i lenti difensori teutonici e, soprattutto, alla fine della partita non rispettano il protocollo e non salutano i gerarchi nazisti con il braccio teso. Sarà l’ultima partita per il Wunderteam, la leggendaria squadra di Hugo Meisl che dominò il calcio europeo nei primi anni ’30, e per Sindelar, il suo centravanti e giocatore-simbolo. Alto, magro, con le orecchie a sventola e il viso sottile, viene soprannominato “Cartavelina”. Elegante ed armonioso nei movimenti, di classe superiore, dotato di un dribbling veloce ed ubriacante, gioca molto anche per la squadra; dal 1931 al 1933 l’Austria gioca 16 partite, vincendone 12 e segnando 63 reti, 27 delle quali sono di Sindelar: durante una classica sfida contro l’Ungheria, sconfitta 8-2, Sindelar segna 3 gol e fa 5 assist; nel dicembre 1932 il Wunderteam gioca a Londra, dove viene sconfitto 4-3 dall’Inghilterra, ma Sindelar segna un gol fantastico, partendo dal centrocampo e saltando come birilli 8 avversari prima di depositare la palla nella porta sguarnita. Famose sono le sue battaglie con il ruvido centromediano italiano Monti, che odia tutti i danubiani, ma soprattutto l’irridente centravanti austriaco: durante la semifinale mondiale del 1934, vinta 1-0 con forti dubbi sulla regolarità del gol azzurro, lo ferma con feroce brutalità, tanto da costringerlo in ospedale impedendogli di giocare la finale di consolazione con la Germania. A seguito delle drammatiche vicende politiche di quel periodo, l’attività agonistica subisce un drastico ridimensionamento per la grave crisi economica e Sindelar, ebreo, si sente a disagio per la difficile situazione venutasi a creare. Nel 1937 muore Hugo Meisl, l’allenatore che lo aveva soprannominato “il Mozart del pallone” e per Sindelar è un brutto colpo. Giocherà la sua ultima partita e segnerà il suo ultimo gol proprio il 3 aprile 1938.Il 23 gennaio 1939, a soli 36 anni, viene trovato morto nel suo letto, in compagnia della sua fidanzata italiana Camilla Castagnola, anch’essa ebrea. Si parlerà di una stufa difettosa e l’autopsia confermerà la morte per avvelenamento da monossido di carbonio. Il caso viene frettolosamente archiviato, c’è anche chi parla di complotto della Gestapo e dopo la guerra il rapporto sulla sua morte non si troverà più. Al suo funerale, alcuni giorni dopo, parteciperanno 40.000 viennesi: Matthias Sindelar entra nella leggenda, diventa un eroe popolare e, alla fine della guerra, un eroe nazionale.

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