Pagine

Genoa-Samp: Quando Pruzzo si aggrappò al cielo

C'era una volta uno stadio senza tetto...Marassi…e un bomber che si chiamava Roberto Pruzzo, ma per i tifosi del Genoa era semplicemente "O Rey" (sì, proprio come il grande Pelè). Per la precisione "O Rey di Crocefieschi" perché era nato nel paesino abbarbicato sull'Appennino ligure. Pino Williner, baistrocchino e grande tifoso genoano, celebrò le gesta di Pruzzo addirittura in una commedia musicale che venne messa in scena all'auditorium della Fiera del mare. Orecchiabile il ritornello: «Che cosa non farei, che cosa non darei per abbracciare O Rey... ».E quel derby del 13 marzo 1977 passò alla storia proprio come il derby di Pruzzo. Fu anche la prima cartolina dei tifosi del Genoa, 13 anni e 6 mesi prima di quella di Branco. Perché la foto di Pruzzo che salta sin lassù, inarrivabile per gli avversari, divenne un'immagine cult che tuttora provoca un'accelerazione dei battiti cardiaci dei sostenitori rossoblù. Quella vittoria per i tifosi genoani ebbe un sapore particolare, non decretò infatti solo la supremazia cittadina ma di fatto propiziò anche la retrocessione della Sampdoria in serie B». Per una volta, infatti, le parti si erano invertite: non era il Genoa alla disperata di punti per cercare di evitare la serie B ma la Sampdoria. E per far retrocedere i cugini, il Genoa ci mise davvero tanta buonissima volontà. Non solo vinse il derby, ma poi perse anche in casa con Bologna e Foggia, avversarie dirette dei blucerchiati nella lotta per la salvezza. Insomma, si era dovuto aspettare 26 anni, ma alla fine il "derby di Sabbatella", quello del 22 aprile 1951, deciso a 3' dalla fine da un gol dell'oriundo della Samp, era stato vendicato. E Vladimiro Caminiti, il giornalista poeta, su Tuttosport scrisse: «Il Genoa non è soltanto Pruzzo e Damiani, è anche una grande folla che gli soffia nel cuore». Eppure, da parte rossoblù, il preludio non sembrava davvero quello di una giornata trionfale. Altro che Pruzzo, ad andare in gol, dopo appena 3', era stato il suo avversario diretto. Luciano Zecchini, lo stopper della Samp e dunque colui che si sarebbe unicamente dovuto preoccupare di neutralizzare il bomber del Genoa, recupera una palla nella propria metà e poi trova un corridoio che gli permette di scendere indisturbato verso la porta di Girardi, chiede e ottiene il triangolo da Savoldi II e da almeno 25 metri, lui che è solo mancino, lascia partire un destro imprendibile. Ma quali tornelli e biglietti nominali, nel catino di Marassi vengono stipati 50 mila spettatori (44.321 i paganti per 158.566.600 di vecchie lire d'incasso), l'antico Ferraris, che era stato inaugurato proprio il giorno del derby di Sabbatella, presenta davvero un colpo d'occhio straordinario. In campo, però, sembra esserci una squadra sola. La Sampdoria ha in mano il pallino e continua a macinare gioco. Pruzzo? L'ombra di se stesso. Ma Simoni cambia la marcatura su Savoldi II e azzecca la mossa che cambia il volto della partita. Arcoleo gli lascia troppo spazio, il numero 10 blucerchiato è la fonte di tutto il gioco della Sampdoria, così dalla panchina rossoblù, viene ordinato ad Ogliari di stargli appiccato e non concedergli un metro ("Savoldi è partito alla Sivori ma poi Ogliari gli ha nascosto la palla..." riferisce Caminiti). Il Genoa pareggia all'ultimo minuto del primo tempo: papera di Di Vincenzo, e tocco facile di Damiani. Sono tre i genovesi in campo (il ventenne De Giorgis resta in panchina): Arnuzzo ed appunto Di Vincenzo e Pruzzo. Il portiere ed il re dei bomber si trovano faccia a faccia, come in un duello all'Ok Corral, al 3' della ripresa quando Gussoni di Tradate assegna un rigore al Genoa per un fallo di Arnuzzo su Damiani. Pruzzo, senza finta, calcia alla sinistra del portiere, Di Vincenzo, che sta chiudendo nella Sampdoria una carriera che aveva iniziato proprio nel Genoa, intuisce e para. «Una brutta botta - disse il bomber di Crocefieschi - Per rifarsi aveva solo un modo: fare gol su azione. Così dall'inferno si ritrovò in paradiso, ma fu dura perché quando si sbaglia un rigore nel derby il morale te lo ritrovi davvero sotto i tacchetti delle scarpe. Pruzzo non aveva mai sentito troppo le partite, ma per il derby era diverso. certamente il fatto che fosse di Genova gli metteva addosso una tensione ed una pressione enormi. L'occasione per riscattarsi da quel rigore sbagliato, a Pruzzo capita al minuto 33 del secondo tempo. Il cross dalla sinistra è di Castronaro. La difesa della Sampdoria non è certamente piazzata nel modo migliore. Lippi, futuro ct campione del mondo, interpreta in maniera singolare il ruolo del libero, standosene quasi fuori dall'area di rigore, mentre la palla spiove al limite di quella piccola. Zecchini si fa bruciare in elevazione e Di Vincenzo galleggia tra palla e porta in quella terra di nessuno che per un portiere rappresenta la zona peggiore dove posizionarsi. Per chi sa di calcio….sa che un cross dalla tre quarti non può diventare un assis! In quell’azione c’era stato un madornale sbaglio. Di Vincenzo voleva uscire, poi ci ripensò e così è rimasto a metà strada. Forse avevano sottovalutato Pruzzo, ma a quei tempi….lui…saltava davvero in cielo...». Andava davvero in cielo il bomber che poi Fossati cedette a peso d'oro alla Roma anche se era stato  promesso al Milan e, prima ancora alla Juventus. Era fatto così, u sciu Rensu: gli affari prima di tutto. Ma di calcio capiva e aveva allestito un'ottima squadra. Il Genoa di quella stagione era davvero una gran bella squadra che Simoni faceva giocare a trazione anteriore. Ma in quel calcio, che ancora non prevedeva i tre punti a partita, era forse il caso di essere un po' meno spettacolari e più coperti dietro». La leggenda narra che a raccomandare Pruzzo a Fossati fu il benzinaio davanti ai Sette Nasi dove il presidente genoano si fermava a fare il pieno…ma è soltanto una leggenda metropolitana. La verità è che fu un amico ad indirizzare “O Rey” nel settore giovanile del Genoa: aveva 16 anni, due anni dopo esordiva in serie A». Ma la sua è comunque è una storia da raccontare, una storia d' altri tempi, non ho avuto maestri, ha sempre e solo giocato nel campetto della chiesa di Crocefieschi. Ha giocato nel primo campo vero, se così si può chiamare, all’età 15 ann,i a Vobbia, nel torneo dei bar». Bar nei quali ancora oggi troneggia il poster di quel famoso e ormai lontano gol dove “O Rey”…fermò il tempo e la storia, aggrappandosi al cielo come un falco!

Nessun commento:

Posta un commento